Mafia, potere e verità negate: “Il Diario di un Cancelliere” riapre le ferite del caso Tandoj
Balle di fieno, agrumi e tanta partecipazione: il dibattito su “Il Diario di un Cancelliere. Un dibattito vivo e sempre aperto, che si rinnova con la presentazione del romanzo “Il Diario di un Cancelliere. Il Delitto del Viale” di Aurora Augello, edito da VGS Libri. Il libro è stato presentato sabato 31 maggio, presso la casa per vacanze affitti brevi turistici l’Holiday Home Terra di Mare, al Villaggio Pirandello di Agrigento, alla presenza di un pubblico partecipe e attento. L’incontro ha visto la partecipazione dello storico Elio Di Bella, che ha dialogato con l’avvocato Enrico Quattrocchi, lucidissimo e pregevole interlocutore, e con l’autrice. VIDEO
L’evento è stato impreziosito dagli interventi di Graziella Pecoraro per VGS Libri, Angelo Pusante per la cartolibreria Mille Idee e Marilena Patti, giornalista di AgrigentoOggi. Un’iniziativa organizzata da AgrigentoOggi, che ha dato il via a una riflessione ricca di stimoli sulla storia e sulla letteratura siciliana.
Il romanzo di Aurora Augello rappresenta un connubio tra indagine letteraria e ricostruzione storica, ispirandosi al celebre caso dell’omicidio del commissario Cataldo Tandoj, avvenuto ad Agrigento nel 1960. Pubblicato nel 2024 da VGS Libri, il testo si distingue per l’approccio narrativo che mescola documentazione d’archivio e finzione, offrendo una prospettiva intima su uno dei delitti più enigmatici della Sicilia del Novecento.
La vicenda reale alla base del romanzo risale al 30 marzo 1960, quando il commissario Cataldo Tandoj, capo della Squadra Mobile di Agrigento, venne assassinato con quattro colpi di pistola mentre passeggiava con la moglie Leila Motta lungo il viale della Vittoria. Nell’agguato rimase ucciso anche il diciassettenne Antonio Damanti, colpito accidentalmente da un proiettile vagante.
Tandoj era noto per le indagini contro clan mafiosi, tra cui quelle relative all’omicidio del sindacalista Accursio Miraglianel 1947. Nonostante le pressioni della criminalità organizzata, le indagini ufficiali deviarono verso un presunto movente passionale, accusando la moglie Leila e lo psichiatra Mario La Loggia, esponente di una potente famiglia democristiana. Solo nel 1968, un processo a Lecce condannò all’ergastolo otto mafiosi di Raffadali, rivelando il retroterra politico-mafioso del delitto.
Aurora Augello attinge al diario di un cancelliere del Tribunale di Agrigento per costruire una trama storica complessa, che va oltre la cronaca giudiziaria. L’autrice utilizza il diario del cancelliere Salvatore – una figura semi-inventata – per esplorare «i pregiudizi, i sentimenti e i pettegolezzi» che oscurarono la verità. La scelta di un narratore interno al tribunale agrigentino permette di svelare le dinamiche di potere tra istituzioni, politica e mafia, restituendo spessore umano a una vicenda spesso ridotta a stereotipo.
Il romanzo adotta la forma del diario, redatto dal cancelliere Salvatore tra il 31 marzo e l’agosto 1960, offrendo una prospettiva inedita sul caso. Questo espediente narrativo consente all’autrice di alternare registri diversi: dalle annotazioni burocratiche alle riflessioni personali, fino alle lettere indirizzate a un destinatario misterioso. La prosa di Augello oscilla tra il linguaggio tecnico-giudiziario e toni lirici, specie nelle descrizioni del paesaggio agrigentino, che diventa metafora di un’identità lacerata.
Oltre a Salvatore, spiccano figure come lo psichiatra Mario La Loggia – ritratto nella sua ambiguità di intellettuale coinvolto nei giochi di potere – e la vedova Leila, vittima di una campagna diffamatoria che la dipingeva come “amante diabolica”. L’autrice evita facili schematismi, restituendo sfumature psicologiche anche ai personaggi minori, come i testimoni reticenti o i funzionari conniventi. Particolarmente significativa è la rielaborazione del giovane Damanti, la cui morte assurda diventa simbolo dell’innocenza calpestata dalla violenza mafiosa.
“Il Diario di un Cancelliere” trascende il giallo giudiziario per diventare un’indagine socio-antropologica sulla Sicilia degli anni Sessanta, esplorando non solo il delitto, ma anche le sue implicazioni più profonde sulla società, sulla politicae sulla cultura dell’epoca.
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